Il 20 luglio scorso si è conclusa l’edizione 2023 del festival di Villeggendo, con numeri da record e una calorosa partecipazione da parte del pubblico. Ciascuno dei venti comuni coinvolti in quest’ottavo appuntamento con la rassegna letteraria organizzata da Gianluigi Coltri e Antonio Prando ha avuto modo di ospitare personalità di spicco del panorama culturale italiano, valorizzando al contempo le location più suggestive tra piazze, palazzi e ville storiche del vicentino, del padovano e del veronese: un modo per celebrare i contesti locali e consentire l’incontro tra l’arte, la cultura e le persone in una cornice d’eccellenza.
Il 12 luglio, in particolare, Villa Maffei Costalunga ha avuto il piacere di ospitare la giornalista Tiziana Ferrario, nel corso di una serata aperta dal meraviglioso canto di Illaria Ethno, artista di origini ucraine che ha incantato i presenti intonando “O sole mio” – canzone napoletana composta ad Odessa, come forse non tutti sanno – e altre due emozionanti canzoni in lingua ucraina.
Odessa è anche la città natale di Lydia Franceschi, protagonista dell’ultimo libro di Tiziana Ferrario, La bambina di Odessa, di cui si è parlato nel corso dell’incontro: un romanzo biografico che ripercorre l’intensa vita di una donna che fin da piccola lottò per i propri ideali, dimostrando un coraggio e una pervicacia fuori dal comune nel portare avanti le proprie battaglie; una donna che ha lasciato un segno profondo nelle generazioni che ebbero la fortuna di conoscerla come insegnante e come preside. Tra queste generazioni troviamo anche quella di Tiziana, che studiò matematica e scienze proprio con lei come docente e ne sperimentò il carattere forte, severo e intransigente, ma al tempo stesso capace di ottenere la stima e l’ammirazione dei ragazzi: questi ultimi venivano invitati a riflettere sull’attualità, sugli avvenimenti più crudi degli Anni di Piombo, in un tentativo di combattere sia l’indifferenza che la paura, nella ferma consapevolezza che fosse fondamentale aprire gli occhi dei più giovani sulla contemporaneità, senza limitarsi a seguire il solo programma di studio ma arricchendo invece le proprie ore di lezione con quella che era – e sarebbe tutt’ora – una marcia in più.
Lydia Franceschi: la battaglia di una madre, la promessa fatta a un figlio
È difficile riassumere in poche parole chi sia stata Lydia Franceschi. Una studentessa agguerrita e desiderosa di apprendere, una staffetta partigiana, una preside progressista e illuminata, una donna profondamente votata alla giustizia e alla ricerca della verità, anche sulla tragica morte del figlio, colpito alla testa da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine durante le manifestazioni studentesche del 1973.
Il miglior consiglio per sentirla raccontare, oltre che per sentirla più vicina a cent’anni di distanza dalla sua nascita, rimane proprio quello di rivolgersi alle pagine del romanzo di Tiziana Ferrario, La bambina di Odessa: un percorso emotivo, oltre che storico, che non traccia in maniera didascalica un susseguirsi di fatti ma comunica e fa riverberare un forte sentimento di rispetto e affetto verso di lei. E, soprattutto, verso tutto ciò che è stata in grado di lasciare dietro di sé, compresa la Fondazione Roberto Franceschi Onlus, a cui sono devoluti per intero i proventi dei diritti d’autore di questo incredibile libro.
Articolo originariamente pubblicato su Area 3
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